Gennaio 26, 2025
Firenze non è solo la culla del Rinascimento, ma anche di tradizioni secolari che ancora oggi riescono a coinvolgere e affascinare turisti e locali. Tra queste, una delle più spettacolari è senza dubbio il Calcio Storico Fiorentino, un evento che mescola sport, storia e spettacolo in una competizione unica al mondo. Questa disciplina rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale per Firenze, tramandato di generazione in generazione, e richiama appassionati da tutto il mondo desiderosi di scoprire le radici storiche della città attraverso uno spettacolo senza tempo.
Si potrebbe pensare che il Calcio Storico Fiorentino abbia radici nell’antica Roma, vista la diffusione di giochi con la palla tra le grandi civiltà del passato. I Greci praticavano la Sferomachia, un gioco di squadra ripreso dai Romani sotto il nome di Harpastum, derivato dal greco ἁρπάζω (harpázō), che significa “strappare, acchiappare, portar via con la forza”. L’Harpastum, giocato su terreni sabbiosi con un pallone ripieno di stracci, era caratterizzato da un’intensa fisicità e un’accesa competizione, rendendolo particolarmente amato tra i legionari romani che lo diffusero in tutto l’Impero. Persino l’imperatore Augusto era noto per dilettarsi in questo sport, come racconta Svetonio nei suoi scritti.
Secondo la tradizione popolare, il Calcio Storico Fiorentino sarebbe un diretto erede di questo antico gioco romano, adattato e modellato secondo lo spirito fiorentino. Tuttavia, le prime testimonianze concrete del gioco risalgono solo alla fine del Quattrocento e, sorprendentemente, perfino Dante Alighieri, che ha immortalato nei suoi versi ogni aspetto della Firenze medievale, non ne fa alcun cenno nella sua opera. Questo ci fa pensare che, più che un’antica eredità, il Calcio Storico sia frutto della creatività e dello spirito combattivo dei fiorentini del Rinascimento.
Il calcio iniziò a diffondersi tra i giovani fiorentini che lo praticavano nelle strade e nelle piazze della città, dando vita a un vero e proprio fenomeno sociale. Tuttavia, la popolarità crescente del gioco portò alla necessità di regolamentarlo, spostandolo nelle principali piazze cittadine per motivi di ordine pubblico. I calcianti, uomini tra i 18 e i 45 anni, spesso appartenenti alla nobiltà cittadina, scendevano in campo indossando ricche livree colorate, un elemento distintivo che ha dato origine al nome di questo sport.
Le partite erano momenti di spettacolo e festa, organizzate principalmente durante il Carnevale, un periodo di celebrazione e spensieratezza per la città. Ma il gioco acquisì una dimensione leggendaria il 17 febbraio 1530, quando, sotto assedio dalle truppe imperiali di Carlo V, i fiorentini decisero di sfidare la sorte giocando una partita in Piazza Santa Croce, dimostrando coraggio e orgoglio di fronte al nemico. Nonostante la successiva caduta della città, questo episodio divenne un simbolo di resistenza.
Nel Seicento, il Calcio Storico continuò ad essere praticato, soprattutto nel Piazzale di Porta al Prato, mantenendo viva la sua fama. Tuttavia, con il passare del tempo e i cambiamenti sociali, la tradizione conobbe un lento declino fino a scomparire come evento ufficiale. L’ultima partita documentata risale al gennaio del 1739, alla presenza di Maria Teresa d’Austria.
Dopo quasi due secoli di silenzio, il Calcio Storico venne riscoperto grazie alla passione dei fiorentini. Due partite rievocative nel 1898 e nel 1902 accesero nuovamente l’interesse per questa tradizione, ma fu il 4 maggio 1930 che segnò la vera rinascita del gioco.
Per commemorare il condottiero fiorentino Francesco Ferrucci nel quarto centenario della sua morte e della caduta della Repubblica, un comitato cittadino decise di far rivivere il calcio in costume, ispirandosi alla storica partita del 17 febbraio 1530. La rievocazione, come riportato dal settimanale Il Bargello del 4 maggio 1930, celebrava la forza e l’agilità del popolo fiorentino, rievocando lo splendore del passato. L’evento mirava non solo a esaltare la tradizione cittadina e attirare turisti, ma anche a rivendicare le origini di sport emergenti come il football e il rugby.
Dal 1952, le sfide tra i quattro quartieri storici di Firenze si sono consolidate, diventando un appuntamento fisso che oggi rappresenta il cuore pulsante delle tradizioni cittadine, celebrando l’identità fiorentina con la stessa passione e fierezza di un tempo.
Recentemente, due studiosi fiorentini, Matteo Poggi e Filippo Giovannelli, hanno avanzato un’affascinante teoria secondo cui il Calcio Storico Fiorentino potrebbe essere all’origine del moderno rugby. Secondo le loro ricerche, il gioco in epoca granducale non era praticato solo a Firenze, ma era diffuso in tutta la Toscana con piccole varianti locali. A Livorno, nel 1766, il gioco prevedeva squadre di 50 giocatori e un sistema di punteggio che prevedeva di gettare la palla oltre le tribune poste alle spalle dei portieri, sopra una traversa immaginaria, una dinamica che ricorda da vicino le regole del rugby moderno. La città di Livorno, all’epoca, era un importante porto commerciale e ospitava numerose comunità straniere, tra cui una folta presenza di mercanti e marinai inglesi. Secondo gli studiosi, proprio questa comunità avrebbe adottato e portato il gioco in Inghilterra, dove sarebbe stato ulteriormente codificato nel corso del XIX secolo. Inoltre, documenti dell’epoca attestano la presenza di regolamenti scritti che regolavano lo svolgimento delle partite, dettaglio che potrebbe aver influenzato le future regole del rugby.
l Calcio Storico Fiorentino si gioca su un campo rettangolare ricoperto di sabbia, allestito in Piazza Santa Croce, con due squadre composte da 27 giocatori ciascuna. I ruoli dei giocatori sono così suddivisi:
L’obiettivo del gioco è segnare il maggior numero di “cacce” (goal), depositando la palla nella rete avversaria. Tuttavia, la precisione è fondamentale: se la palla finisce sopra la rete per errore dell’attaccante o a seguito di un tocco del difensore, viene assegnata mezza caccia agli avversari. Dopo ogni caccia segnata, le squadre devono cambiare lato del campo.
Le partite durano 50 minuti, durante i quali sono consentiti scontri fisici solo uno contro uno, mentre sono vietati attacchi multipli su un singolo giocatore. È permesso atterrare un avversario tramite placcaggio, ma non è consentito colpirlo.
L’incontro è supervisionato da un giudice arbitro, coadiuvato da sei segnalinee e un giudice amministrativo, che monitora lo svolgimento della partita da bordo campo. Il maestro di campo è la massima autorità e interviene per ristabilire l’ordine in caso di disordini.
Il rituale di apertura è spettacolare: le squadre fanno il loro ingresso al ritmo dei tamburi, seguite dall’Araldo della Signoria, che legge “Le Grida”, l’annuncio ufficiale dell’inizio della partita al Magnifico Messere o alla Leggiadra Madonna, un titolo d’onore conferito a una figura di spicco legata alla città. Dopo la lettura, il maestro di campo dà l’autorizzazione e il pallaio lancia la palla sulla linea centrale del campo. Le colubrine, cannoni storici, sparano per sancire l’inizio del gioco.
Alla fine dell’incontro, la squadra vincitrice viene celebrata con l’Inno della Vittoria, il conferimento del palio, e la tradizionale vitella di razza chianina, simbolo di trionfo e abbondanza.
In epoca medievale, ogni Gonfalone era una comunità territoriale autonoma che si occupava della difesa e della gestione delle risorse locali. Ogni quartiere era responsabile della manutenzione delle mura e delle strade interne, e aveva i propri magistrati e franchigie. Gli Araldi di quartiere hanno il compito di rappresentare il proprio rione durante le celebrazioni ufficiali, presentando i Gonfaloni al pubblico e proclamando le gesta delle squadre.
La suddivisione attuale dei quartieri riflette le antiche esigenze militari e amministrative della città medievale. Ogni quartiere si contraddistingue per un forte senso di appartenenza, che si esprime in eventi come il Calcio Storico Fiorentino, dove si fronteggiano con orgoglio e spirito di competizione.
Oggi, questi quartieri sono ancora parte integrante della vita cittadina, mantenendo viva la tradizione e il senso di identità che contraddistingue Firenze nel mondo.
Il Torneo di San Giovanni è composto da tre partite:
Le partite eliminatorie si svolgono nei giorni precedenti la finale, con un intervallo di almeno sette giorni, per consentire ai giocatori di recuperare energie in vista della sfida conclusiva.
L’abbinamento delle squadre per le partite eliminatorie avviene in una cerimonia altamente simbolica e suggestiva: la mattina di Pasqua, durante il celebre Scoppio del Carro. In questa occasione, alla presenza delle più alte autorità del Calcio Storico, tra cui il Presidente del Comitato del Calcio Fiorentino, il Maestro di Campo, il Capitano di Guardia del Distretto e del Contado, e i Capitani delle squadre, si procede all’estrazione degli accoppiamenti. Ogni squadra è accompagnata dai propri Alfieri, testimoni dell’orgoglio e dello spirito di appartenenza al quartiere di riferimento.
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